martedì 15 aprile 2014

Differenza di ore

Chi ha un figlio portatore di handicap ha una visione particolare del tempo. La scansione in “ore” è basilare non solo per gestirgli al meglio la giornata, ma soprattutto per ottenere il diritto alla sua formazione: le ore scolastiche. Si tratta dei legittimi momenti di sostegno scolastico, assicurati dalle normative, indispensabili a tanti giovani disabili per far parte del nostro mondo. Della parte migliore del nostro mondo quotidiano: quella dell'apprendimento, dell'istruzione, della condivisione, dell'integrazione. Purtroppo oggi “le ore dei diritti e dei doveri” sono sempre più a rischio. Sono in disuso. Nel lavoro, nella sanità, nell’integrazione delle persone più svantaggiate. Al diavolo il sacrosanto diritto allo studio e alla vita di chi è ai margini, di chi non ha potere e non ha insolenza. La scontata conseguenza sono le precarizzazioni e i tagli scolastici a danno dei disabili, L’elemosina di qualche ora di sostegno al posto delle trenta “doverose” stabilite da normative sempre più sotto attacco in nome della spending review. Dove sminuzzare equivale a regredire. Ci sono, poi, “le ore del piacere”. Quelle, nei “piani alti”, vanno di moda. Oliate dal Dio denaro, rigorosamente pubblico. Benefit, potere, apparizioni televisive, alberghi, campagne elettorali, belle donne (e non solo). Io li vedo come momenti sottratti al mondo quotidiano per tentare di riempire i propri fallimenti. Recuperando qualche squallida emozione. E' un Paese che sprofonda nelle ingiustizie, che affonda nel grottesco, che s'inabissa nell'illegalità quale regola di ogni giorno quello che stiamo consegnando ai nostri figli.

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